L’origine delle parole è da sempre un argomento che esercita un grande fascino su di me.
Al liceo, studiando greco e latino, ho imparato da dove derivassero tante delle parole che mi trovavo tutti i giorni a pronunciare e, invece di esserne compiaciuta o soddisfatta, mi chiedevo solamente da dove le avessero fatte derivare i Greci e i Latini, in una sorta di catena di Sant’Antonio della parola che non ho ancora ben capito fin dove arriva.
Sì, perché noi siamo qui ad indignarci per un congiuntivo sbagliato (e io sono la prima della fila, intendiamoci), per tutte le parole inglesi entrate a torto o a ragione nel nostro vocabolario, coniamo ogni giorno parole nuove, e io sto sempre lì a chiedermi “chi sarà stato il primo a scoprire che potevamo parlare?” “cosa avrà detto?” “e a chi?” (e poi “chi lo avrà capito?“).
Insomma, le classiche domande che ci si fa prima del caffè alle 7 del mattino.
Non è un caso, quindi, se in quel periodo cruciale fra la fine del liceo e l’inizio dell’università, mi sono innamorata de “Le parole non le portano le cicogne“, un libro di Roberto Vecchioni che credo di aver letteralmente consumato, e che si snoda proprio intorno al mondo della glottologia, oltre che intorno ad una storia d’ammmmore (le 4 M sono obbligatorie) adolescenziale che all’epoca mi faceva sognare (ora non l’ho più volutamente riletto, perché temo la caduta di un mito).
Ma torniamo alle parole, perché è proprio la genesi del nome di questa torta che mi ha intrigato oltremodo, costringendomi a provarla. L’ho incrociata su Facebook qualche giorno fa, da Alessandra, e mi chiedevo come mai avesse preso il nome dell’alligatore, se avesse dentro della rarissima farina di rettile, o se piuttosto avesse a che fare con i romanzi di Massimo Carlotto.
La curiosità era troppa, mi capite bene.
E quando, indagando, ho scoperto che il nome era nato da un banale errore di T9 settato sull’inglese invece che sull’italiano, che ha trasformato “allungata” in “alligator“, il battesimo è stato tutt’uno con l’acquisto degli ingredienti, con tanto di preparazione dello stencil a forma di alligatore.
Ed è così che, se una torta quattro quarti ALLUNGATA al caffè e arancia si è trasformata in una ALLIGATOR CAKE, c’è speranza per tutti di diventare qualcosa che non ci si aspetta.
PS. la torta è iper-burrosa, ricca di cacao e di sapori che non avrei detto, ma che si sposano perfettamente insieme. Insomma, l’alligatore ci ha visto lungo!